Scogliere ripide, erose dalle onde e dal vento, acque turchesi, vegetazione selvatica ricca di odori, rocce taglienti, ricamate da un ago dorato, e due spiagge nascoste, sono gli elementi che formano questa stretta striscia di terra. Sulla cima, i ruderi in pietra di una vecchia casupola, da lontano, danno l’idea di un tempio bizantino diroccato.
In direzione sud, verso il punto più stretto dell’isola denominato Diakofti, incontri dei moli di legno spogli ma a cui tutt’intorno sono attraccate barchette e barche a vela; passi poi dall’esterno di cortili a calce protetti da muretti bassi, gli odori del rosmarino e del tiglio colpiscono l’olfatto, lo sguardo è attratto dai gerani, dai ciclamini e dalle angeliche, e senza accorgertene sei arrivato davanti al «Patmos Aktis».
Il sole sale in cielo, il caldo si fa più intenso, allora cerchi un po’ d’ombra nel filare di tamerici altissime che si ergono altere un po’ più giù. Se guardi il movimento del loro fogliame al minimo soffio di vento, diresti che sono chiome sciolte di donna. Esattamente alle loro spalle, si stendono curatissimi campi di grano, ben protetti da grosse recinzioni di pietra.
Dopo la salita, sta ad aspettarti, impaziente di farsi ammirare, una ricchissima buganvillea viola, una delle tante che abbelliscono il vicinato. Non mancherà di sorprenderti la scoperta lì vicino di vigneti in miniatura che coesistono con il paesaggio brullo delle montagne intorno a Grikos e continui poi il percorso verso la famosa Roccia di Kalikatsoù.
Sulla destra, una salina naturale si stende come un paesaggio lunare: è un biotopo marino di un altro pianeta. Sulle strisce di terra grigia, secca, con macchie di verde dovute ai resti del plancton, che affondano appena le calpesti, arrivano gabbiani corsi, gabbiani reali, marangoni dal ciuffo e svariati altri uccelli marini. In estate, poi, decine di uccelli migratori utilizzano la salina come tappa temporanea per riposarsi.
Il cielo di mezzogiorno acceca, diresti di essere stato trasportato nel deserto, e non riesci a vedere nemmeno il mare per via del riverbero. Ma non puoi non vedere Kalikatsoù, la Roccia che secondo la scrittrice di Patmos, Despina Vakratsi, ha preso il nome dai cormorani che qui sono chiamati “kalikatsoudes”! Domina sul mare, e la sua forma strana ti magnetizza, per farsi esplorare.
Nonostante gli asceti e gli eremiti di passaggio, che hanno abitato qui sino alla fine degli anni ’60, abbiano trasformato la roccia in una casa «naturale», levigando scalini, mensole, cisterne per la raccolta dell’acqua, posti per la raccolta del carbone, ecc., salire sulla Roccia richiede estrema attenzione, perché le pietre sono molto lisce e scivolose.
Nella parte interna, nel punto in cui termina la sabbia e si innalza brusca la Roccia di Kalikatsoù, si vedono degli incavi che sembrerebbero gigantesche impronte digitali. Arrampicandosi perimetralmente, la vista dà sulla parte posteriore di Tragonisi e sulle acque azzurro-verdi della spiaggia di Petra.
Appena conquistata la cima più alta di questo Eremo Sacro, e tirando un profondo sospiro, ti sentirai pervaso da un’intensa sensazione positiva, come di catarsi, di lucidità di mente. E allora, i desideri dimenticati torneranno vividi per ricordarti che il cuore va là dove sente calore.
Al tramonto, nuvole di un rosa pallido coronano l’albergo «Patmos Aktis» e gli altri edifici bianchissimi, mentre l’orizzonte, oltre Tragonisi, si riempie di colori nelle sfumature del rosso, del giallo, dell’arancione.
Incantato dai calori, ti rinfreschi i piedi, passi la mano sulla nuca, ti stendi taciturno sulla sabbia e guardi la luna che, silenziosa e rapida, prende il suo posto in alto nel cielo.
All’improvviso, le stelle cadono come pioggia. Queste festose lucine si immergono a precipizio nelle acque nere e una scia di polvere d’oro illumina il fondale. E tu esprimi un unico desiderio. Ritrovarti ancora una volta a Grikos.
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